A belly full of wine - Romanzo

giovedì 14 giugno 2012

All we are saying is give peace a chance

Non voglio trasformare questo blog in uno spazio di denuncia (non necessariamente almeno) ma assisto a quotidiani segnali di allarme kaiseki che non posso non condividere con i miei affezionati follower. Quindi oggi sono a rappresentarvi alcuni episodi consumatisi nell’ultima settimana per confrontarmi con voi circa la reazione che ne è derivata.

Episodio 1- la sòla esclusiva.
A settembre lo Shogun andrà alla materna, il che significa che, da un lato, la chiudiamo con questo asilo nido di odiosi e, dall’altro, che abbiamo trascorso gli ultimi mesi nella febbrile ricerca di una struttura adeguata (ovvero, raggiungibile senza jet privato, che disponesse di una proposta formativa decorosa e che rispettasse quel minimo di standard igienico sanitari che risultano lievemente trascurati nella scuola pubblica - ove, peraltro, non siamo rientrati). Insomma, alla fine abbiamo iscritto il gatto in una struttura semi-montessoriana, palazzina elegante, giardino privato, retta mensile ai confini dell’oltraggio (a livello di una borsa in pelle di Tod’s ogni mese, non so se avete dimestichezza) che, per perfezionare l’iscrizione fatta a gennaio (!) ci ha fatto versare 350 euro di quota più il primo mese di frequenza.
Sì, avete capito, a gennaio 2012, per iscrivere tuo figlio alla materna devi pagare subito per settembre 2012. Ovviamente poi (ma questa è una prassi già sperimentata) il pagamento in corso d’anno avviene anticipatamente e si versa entro il 5 del mese precedente. Dopo il 5, subisce una penale del 20% (che, tradotto, è un numero a 3 cifre) e può essere effettuato esclusivamente in contanti.
Io il contratto di Spartaco me lo immagino scritto più o meno negli stessi termini.
Ovviamente in latino.
Cmq, tornando a bomba, io e Mr P. ci pieghiamo senza colpo ferire a queste vibranti pretese, in nome del benessere scolastico e del progresso educativo del gatto, accettando quindi una sfilza di postille, in cambio di una scuola che sembrava garantire tutta una serie di standard di eccellenza. E così, per lo meno, fino mercoledì scorso, giorno in cui, girovagando su Internet, trovo un video promozionale della scuola in questione (postato da loro stessi, sia chiaro!) sul sito di Pagine Gialle. Insomma, ve la faccio breve, a un certo punto del filmanto si vedono dei bambini seduti attorno a tavolini a ritagliare. E che ritagliano? Riviste di attualità, quotidiani e...cataloghi di biancheria intima!
Shock shock shock!

Ovviamente, lunghe sono state le riflessioni e i confronti, con Mr P. ma anche con tanti amici, ex maestre, nonni...alla fine abbiamo deciso di ritirare l’iscrizione. Perchè avranno senz’altro tutte le giustificazioni della terra, ci daranno degli esagerati, non ci restituiranno i quasi mille euro che si sono già intascati e che (come da contratto capestro sottoscritto) risultano intesi a fondo perduto però, aò, il kaiseki non ci riesce a stare con la pulce nell’orecchio...e quindi ciccia.

Episodio 2 - la sòla in offerta.
Il Kaiseki è omnipresente nei db delle aziende: ha tessere di un numero imprecisato di supermercati, catene, negozi, ristoranti...poteva mancare Prenatal? Ovviamente no, quindi quando qualche giorno fa mi è arrivata questa superofferta di uno sconto del 30% su tutto l’abbigliamento l’ho registrata nell’angolo del mio cervello riservato agli acquistidafare. Quindi vado con un’amica e compriamo, compriamo, forti e soddisfatte al pensiero di quanto stavamo risparmiando. La sera, mi telefona l’amica - accorta - per richiamare la mia attenzione su una cosa che - ingenua - non avevo notato, ovvero che tutti i cartellini erano stati modificati con un nuovo adesivo del prezzo e che i prezzi iniziali erano, guarda caso, inferiori del 30% a quelli finali!
Io ora mi domando: ma si può? Cioè, abbiamo comprato da Prenatal, non dal cinese sotto casa (con tutto il rispetto per il cinese) non avremmo dovuto - con diritto - sentirci al riparo da raggiri del genere?
Evidentemente no, visto quanto dimostrato dai fatti. Passiamo oltre.


Episodio 3 - Non commentare MAI il tatuaggio di una donna (anche se in realtà...IO NON AVEVO COMMENTATO!)
Ieri, non paga della sòla presa con la permanente alle ciglia, sono tornata nel salone superfico di cui alle precedenti pubblicazioni per sottopormi al restyling delle sopracciglia. Ci sono tornata anche perchè la bionda che l’altra volta mi aveva illuminato sui meglio cavoli suoi, aveva promesso che mi avrebbe omaggiato, dopo il restyling, della ripigmentazione delle sopracciglia
Che potevo fa’? Sono andata. 
Arrivo in anticipo di 10 minuti e la cosa sembra seccare molto la socia n.2, una rossa very aggressive, che mi accoglie con lo sguardo assassino e le seguenti parole: “Sei in anticipo!”. Sì, ok, mi siedo e aspetto. Venti minuti dopo, in ritardo di 10 sulla tabella di marcia, arriva la ragazza della volta scorsa - che per comodità chiameremo la bionda...anzi no,  che per comodità chiameremo proprio Simona! Volevo esordire, con suardo di ghiaccio “Sei in ritardo!” ma mi sono limitata ad appollaiarmi su un seggiolone e a lasciare che iniziasse il trattamento e riprendesse il discorso sulla sua vita, lasciato a metà la volta precedente. 
Dovete sapere che stavolta Simona aveva le maniche corte e sfoggiava due poderosi tatuaggi su entrambe le braccia: una specie di grumo di corna e nuvole in prossimotà della spalla destra e un ramo di spine attorcigliato attorno al braccio sinistro. Vorrei premettere che sono forse la persona meno contraria ai tatuaggi dell’emisfero occidentale soprattutto perchè non me ne strafrega niente di come il prossimo decide di conciarsi quindi vi giurin giurello che la mia - disgraziata - domanda “E’ un tatuaggio unico?” non voleva nella maniera più assoluta essere una provocazione/giudizio/critica.
Cioè, che ne so, da tonta che sono pensavo di poter interagire (e fermare per un momento il fiume in piena della spiegazione sul processo chimico della ripigmentazione), tirando in ballo una pittura parietale da chiesa sconsacrata che lei aveva ritenuto di farsi definitivamente tradurre sulle braccia. 
E’ stato uno sbaglio. Un grosso sbaglio e me ne sono resa conto - ahimè - troppo tardi, con un sopracciglio corto e nero e l’altro peloso e castano. Vorrei riuscire a trovare un termine più adatto, meno forte ma non mi viene: Simona s’è incazzata da morì. Ma proprio da morì. E ha attaccato che ero una superficiale, che questo è un paese di morti, che la gente dovrebbe studiare un po’ di cultura punk, leggersi qualche testo di letteratura punkettara. So per certo di aver anche peggiorato le cose quando - non ancora convinta di quanto fosse nera - le ho chiesto “Tipo? Dimmi un titolo di libro punk” ma giuro che era solo curiosità...
Aò, mi stava lì con quelle microforbici vicino all’occhio e le tempie che le pulsavano e io, davanti allo specchio, leggevo lo sconforto sul mio viso. Io adesso la butto sul ridere ma vi assicuro che non è stata una bella esperienza e mi sono anche sentita una mezza nullità per non essere riuscita nè a calmarla nè a risponderle per le rime.
Ma vi pare possibile farsi maltrattare così dalla truccatrice ex ufficiale giudiziario, ex punkabestia, potenziale serial killer?
A me no, ma tant’è.

Diciamo che questo post si ricollega al filone Sky & Co del fregamepiano e a quello della rabbia repressa nella coda del supermercato che prometto non intaseranno oltre il blog, però me dovevo sfogà.


Concludo riassumendo le 3 verità cosmiche che ho imparato questa settimana: 

  1. se iscrivi tuo figlio ad una scuola costosa, preparati perchè molto probabilmente è gestita da paraculi furbastri, con poca dimestichezza di Internet;
  2. se approfitti di una promozione in un negozio, sappi che la probabilità di prendere la sòla è smisurata. Meglio comprare dal cinese sotto casa;
  3. se decidi di farti tingere le sopracciglia, sappi che il rischio di azzuffarti con la truccatrice punk è meno lontano di quanto tu creda, armati di sguardo truce e cuciti la bocca.
 
Voglio farmi fare una maglietta con la scritta “Se non devi dirmi niente di carino, non parlarmi!” ma se poi per caso mi incontrate per strada non salutatemi: ricordatevi che questo blog è anonimo!

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