A belly full of wine - Romanzo

venerdì 21 ottobre 2011

Half of what I say is meaningless, but I say it just to reach you...


Ci sono momenti nella vita che passano aspettando. L’attesa riempie le giornate, le settimane, senti che nell’aria c’è qualcosa, a volte intensamente. Altre volte la sensazione è un’impronta leggera sulle cose intorno che suggerisce, in qualche modo, l’opportunità di stare fermo, preparandoti al cambiamento. È uno stato complesso, non del tutto negativo ma che in un certo senso spinge a rimandare l’azione, a procrastinare le scelte. Semplicemente aspetti, con la convinzione, confusa e netta al contempo, che qualcosa sia già in movimento per te.
Sono momenti che sembrano allungarsi come spirali di miele in un bicchiere di latte, scivolano sul fondo prima di sciogliersi del tutto lasciando di sé soltanto un sapore. Non so se dolce. Si dimenticano in fretta quando tutto torna a regime, quando gli ingranaggi riprendono a girare producendo il consueto frastuono.
Ultimamente, quando sono troppo pigra per fare qualcosa e mi dico prima o poi  mi sorprendo a pensare che questo poi nel frattempo stia scorrendo. Cioè, non è più come qualche anno fa, quando mi dicevo cose tipo “prima o poi compro dei pigiami decenti, femminili...di classe!” mentre mi infilavo la maxi felpa coi pinguini. Ecco, in quel caso il prima o poi immaginavo significasse quando sarò una donna sofisticata, sopra la trentina, con una carriera…Dunque, i 30 diciamo che sono un vago ricordo, nel frattempo mi sono pure sposata (quindi c’è qualcuno che gioisce della quotidiana opportunità di ammirare i pinguini), sulla carriera stendiamo un velo, eppure ancora non sono riuscita a dotarmi di pigiami decorosi. Lo so, sto trascinando questo post verso l’assurdo: cosa ci vorrà mai a comprare un pigiama? Capiamoci: non è del pigiama che voglio parlare, è dell’idea di me che ho e che, mi sono accorta, tende a risultare sempre più – come dire – indefinitamente prospettica.

Allora, il punto è forse che non c’è un traguardo da superare per poter dire “ok, da qui in poi ci sono”? O forse che – e qui cito - una è tanto più vera quanto più si avvicina all’idea che ha di se stessa e allora se io voglio essere autenticamente me allora devo comprare dei pigiami eleganti? Sto di nuovo confondendo le acque. Quello che un po’ mi rode è il pensiero di non stare utilizzando il tempo opportuno (cioè questo) per fare le cose opportune per questo tempo. È come vivere a salti, tra il passato e il futuro, trascurando il presente.
Oddio, sono matta. Ma le penso solo io queste cose? Non avete mai la sensazione che l’oggi sfugga, risulti meno pregno, meno netto: sfumato tra il ricordo di ieri e l’idea di domani?

Bah, diciamo che oggi il kaiseki ha farneticato. Poco male, però, perché il kaiseki dimentica in fretta queste stravaganti parentesi. Però, una volta tanto, datele retta e ascoltate la traccia che parte dal titolo, 'cause I say it just to reach you!

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