A belly full of wine - Romanzo

lunedì 4 aprile 2011

On the road to Rishikesh, I was dreaming more or less…


E alla fine ce l’ho fatta: ho cambiato "Luna Crescente" in "Maneki Neko".
Lo so, alcuni penseranno che l’effetto della sostituzione non si rivelerà – come dire - radicale ma attenzione, io non ho mai insinuato che il problema fosse legato alla ridicolaggine dello pseudonimo Luna Crescente. Piuttosto, era quello che la mia amica bionda definisce il mood, che non mi convinceva per niente. Ovvero, il mood di Luna Crescente non si poteva proprio tradurre in giapponese. 
Con Maneki Neko già sepoffà!
Comunque, certo, non pretendo di spacciarmi per un fenomeno di rigore intellettuale, ora che sfoggio il nome di un gatto che fa ciao con la zampa, però almeno ci rido su senza vergogna. Per Luna Crescente ho passato momenti di vero imbarazzo…e per uno che ha un blog agli esordi, può diventare una condizione ricorrente.

L’altra notizia è che il weekend è stato incredibilmente bello e, da brava romana che appena esce un raggio di sole, si mette in fila sulla pontina, sono andata al mare. Il dettaglio rilevante è che, non essendo dei latifondisti, al mare siamo andati, ovviamente, a casa dei miei.
A casa dei miei con i miei.
Ora, non so se capita anche a qualcuno di voi ma, con tutto che Mister P. è un uomo di un’educazione ed una bontà d’animo estreme, con tutto che i miei genitori sono persone aperte, tolleranti e riservate e con tutto che l’amore incondizionato per lo Shōgun ci accomuna senza eccezione…ecco: capita che i fine settimana insieme possano essere un filo stressanti per la sottoscritta.
Inizia tutto più o meno in sordina, tipo che appena comunichi che sì, questo sabato pensavamo di venire al mare…mio padre mi travolge con il tetralogo delle verità sul we fuori:

  1. Se decidete di venire al mare, dovete per forza partire venerdì sera che sabato mattina per strada ci stanno le fiamme (di traffico n.d.a)
  2. Fare la Pontina per andare al Circeo è da beoti senza speranza: vai sull’Ardeatina, poi a Santa Palomba ti butti sull’Appia, poi tagli a quel bivio grosso con lo stabilimento industriale e passi sulla  fettuccia, poi fai un pezzo di Pontina ma dopo latina giri per la via dei borghi…(Mister P. che è un uomo assennato e tranquillo che cerca di prendere le quasi 2 ore di trasferimento in macchina con uno stato d’animo il più possibile orientato alla filosofia zen, si fa Roma - San Felice col tomtom impostato e conosce SOLO la pontina come strada di collegamento, non sa i nomi dei borghi e delle frazioni e non si orienta tra le migliare e i canali che attraversano l’agro pontino. Questo a mio padre non entra in testa, proprio no, e ogni volta daccapo con le spiegazioni.)
  3. Lo Shōgun parte con noi che è meglio, si evita il traffico, anzi lo facciamo uscire prima da scuola così dorme in macchina (questo provoca a Mister P. travasi di bile a getto costante che la sottoscritta sconta per tutto il finesettimana).
  4. Se pensi di venire al mare per il we me lo devi dire per tempo. Mio padre lo vuole sapere dal lunedì della settimana prima, se hai in programma di andare al Circeo e se ti mostri anche solo vagamente possibilista lui te lo chiede tutti i giorni, anche più volte al giorno, anche a tradimento (tipo che lo chiede prima a Mister P., poi lo chiede a me e se le risposte – sempre e comunque vaghe ormai per convenzione – non combaciano, fa la controtelefonata e scatena la polemica).

Capirete che le premesse non sono incoraggianti eppure io, da bravo Kaiseki, ce casco sempre, ma proprio sempre. Sarà che a me il mare piace, sarà che si tratta dei miei genitori e ne approfitto per mollare lo Shōgun a cena e organizzarmi il sabato sera con Mister P., sarà che sconto l’inconfutabile verità che se sei figlia, sei figlia, punto. Pure se l’età ti finisce in “anta”, pure se c’hai famiglia multipargolo, pure se hai l’autorità per gestire un’azienda di 100 persone (tutti requisiti che, comunque non rientrano nel mio caso), se stai con i tuoi sei figlia, quindi subisci.


E quindi partiamo e, tra alti e bassi ci godiamo comunque un week end di sole bellissimo, che fa caldo finalmente (anche se non COSI’ caldo, dopotutto, e tu sei partita con bermuda e birkenstock e la casa è umida e te congeli per quasi 2 giorni e 2 notti), che ti mangi il pescetto fresco e cammini scalza sulla sabbia (anche se poi stai sempre a raccattare sassetti da lanciare in acqua o sali e scendi 1000 volte dal pedalò abbandonato all’imbocco della spiaggia, con lo Shōgun che appena ti giri tenta un carpiato dalla punta, di testa, sul ghiaino). È PRIMAVERA, STIAMO AL MARE E STIAMO ALLA GRANDE.
Mi sono pure comprata, finalmente, quell’espadrillas che si chiamano come quella società di investigazioni private, quelle che a Roma ti vergogni a chiederle ma lì…si sa che in vacanza c’è il calo delle inibizioni!

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