A belly full of wine - Romanzo

sabato 16 aprile 2011

Digressione - Camille

Camille abita nel bagno di casa mia.
Passa la maggior parte del tempo a guardarsi nello specchio, ma non si riconosce più: è cambiata.
Fissa la superficie per delle ore senza riuscire a vedersi.
Non ha parenti e non ha amici; una volta - dice- aveva un cane.
Camille non parla mai, ma a volte fa rumore: batte con le mani contro i tubi e le pareti.
Camille è triste, ma non lo sa.
Lei si fissa nello specchio e non capisce.
E’ molto diversa, non mangia e dorme pochissimo, non esce mai e la gente si è quasi dimenticata di lei. Lei di certo si è dimenticata degli altri.
Camille non piange mai, nemmeno quando soffre.
Con me non parla, ma mi osserva spesso. Io perlopiù la ignoro, ma quando se ne sta lì ferma a  guardarmi me ne accorgo sempre.
O quasi. Camille è molto silenziosa.
Con gli altri della casa è come se non avesse rapporti e, in effetti, non so come sia finita a stare da noi: lei non ci ama.
Per lei semplicemente non esistiamo, ci ignora, fa finta di essere sola.
Lei è sola.
Non vuole nessuno, non ha bisogno di niente: non ha mai freddo, non ha mai fame, non ride mai.
Non ride più.
Camille è morta da quindici anni.
In un incidente, credo, un incidente di macchina forse. Lei non l’ha mai detto, e forse nemmeno lo sa.
A volte provo a parlarle, le chiedo cosa faccia ancora qui ma lei non mi risponde.

Ormai non le chiedo più niente e lei non deve ascoltarmi più.
Ora non abito più a casa.
Qui nell’ospedale i bagni sono tristi per i neon e Camille non verrebbe mai a guardarsi in questi specchi.
Quando nessuno mi vede provo a chiamarla e dico piano il suo nome, ma lei non c’è ed io mi rimetto a dormire. Dormo sempre qui, a casa con Camille non dormivo mai, la sua presenza mi metteva a disagio.
In qualche modo mi manca: prima quella sola era lei, adesso sono io.
Chissà se si ricorda di me.
Credo di no, lei non si ricorda mai niente. E’ come se Camille non avesse più memoria.
Un po’ ho cominciato anch’io a dimenticarmi le cose. E le persone.
Lei però me la ricordo.

Oggi sono stanca e non respiro bene, ho dormito male e mi sento oppressa.
Stamattina Camille è venuta a trovarmi., l'ho sentita ai piedi del letto quando sono venuti ad aprire la finestra.
Forse è stata con me tutta la notte.
Ora che è qui vorrei parlarle, perché non l’ho mai fatto e perché sento vicina la fine. Vorrei dirle che anch’io sono sola, ma non lo faccio perché ho paura che stavolta potrebbe volermi rispondere.

Camille domani non verrà, andrò io da lei se riuscirò a trovarla.
Domani cercherò uno specchio e fisserò stupita la mia immagine non riflessa.
Busserò alle pareti per farmi sentire da qualcuno.
Piangerò in silenzio con lacrime asciutte.
Non parlerò più. Non scriverò nemmeno.
Lotterò contro il mio non – essere e mi spegnerò lentamente dopo aver dimenticato chi sono e cos’ero.
Sarò morta, domani, senza uno scopo e senza un ricordo, inutile e triste.
E sola, dopotutto.

28 novembre 2000

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