A belly full of wine - Romanzo

sabato 5 marzo 2011

A belly full of wine - chapter 5



Gli altri sono rimasti indietro e non aprono bocca, io mi sento le guance in fiamme e un doloroso groppo in gola mi avvisa che sono a rischio lacrime. Zoe si avvicina e mi mette un braccio intorno alle spalle.
“Su, su…” mi dice “E’ stata una serata disastrosa…tu non c’entri niente”.
Invece c’entro, lo so.
E credo che rimpiangerò di aver convinto Jar ad uscire per molto tempo.
Will si offre di scortarmi a casa con la sua macchina, io rifiuto ma Zoe e Rebecca sono irremovibili. Solo, prima mi chiedono se mi dispiace fare un salto al club di Ivy: lo studio dove lavora Will ha organizzato una piccola festa in una delle salette private per celebrare la vittoria di una causa complicata. Preferirei andarmene a letto, ma non ho la forza di mettermi a discutere di nuovo e mi lascio trascinare al locale.
Tanto, dicono, è una questione di minuti: il tempo di farsi vedere e bere un drink.
Arriviamo al da Ivy che è già piuttosto tardi e fuori si percepisce chiaramente un’aria di esclusività. Li odio questi circoli chiusi, pieni di gente snob che sopporta di essere squadrata da capo a piedi prima di essere ammessa nella cerchia degli eletti o - peggio - che nella cerchia c’è nata e passa ad escogitare metodi intelligenti per tenere fuori i profani.
Noi, grazie al cielo, saltiamo i convenevoli perché Will è sulla lista degli invitati dello studio Padmington&Clark. Casomai ne avessimo avuto bisogno, comunque, Zoe e Rebecca sembrano conoscere praticamente tutti ed è un tripudio di saluti e baci ancor prima di varcare la soglia. La saletta riservata dallo studio è al primo piano del locale e fortunatamente è più tranquilla della sala principale: ci sono divanetti tutto intorno e un piccolo bar fornito dove è possibile servirsi senza disgustosi sgusciamenti.
Un drink, stasera, mi ci vuole proprio.
In pochi minuti perdo di vista Will e Zoe e con Rebecca ci avviciniamo al tavolo dei rinfreschi. Rebecca ordina due cocktail e me ne passa uno: bevo e mi sembra fortissimo. Devo aver fatto qualche smorfia buffa perché Becky si mette a ridere e mi trascina su uno dei divani. Non mi piacciono i superalcolici, non riesco nemmeno a sentirne il sapore, sono convinta che la gente li beva solo per ubriacarsi e, per questo, mi fanno tristezza; però stasera svuoto il mio bicchiere in fretta e mi faccio preparare un altro cocktail che è di un rosa acceso. La musica è bassa e – devo riconoscerlo – piacevole. Rebecca mi racconta di quanto il nuovo lavoro nell’atelier dell’amica di sua madre la entusiasmi. Lei sogna di fare la stilista da quando è una bambina e ha anche studiato per riuscirci: è una delle poche persone che fa quello che desidera, l’ammiro molto per questo.
E la invidio.
Quasi tutti i vestiti che ha li ha cuciti da sola e Rebecca è tutt’altro che povera.
Mentre mi aggiorna sulla sua vita professionale, una ragazza dall’aria simpatica si avvicina e le schiocca un sonoro bacio sulla guancia. A quanto pare è una vecchia compagna di scuola di Becky e la invita a raggiungere un gruppetto di ex studenti dello stesso istituto che fanno chiasso pochi divani più in là. Rebecca si alza e mi dice di seguirla e io lo farei anche ma le gambe mi si sono fatte pesanti e comincio ad avere un gran sonno quindi rimango sprofondata nel mio cuscino d’angolo e ne osservo sparire i contorni tra le luci soffuse. Che poi qui sono tutti eleganti mentre io sto con questo completino da professoressa…Mentre mi torna in mente la battuta di Jarrod sento lo stomaco contorcersi. Ma perché si è comportato così?
Devo essere davvero molto avvilita perché ad un certo punto ho la sensazione che un uomo mi stia parlando e mi rendo conto di non aver capito una parola.
“Scusi?” Esclamo a voce troppo alta.
“Dicevo, nulla può essere tanto grave da meritare quell’espressione triste!”
“Già, infatti non è grave, spero…” Sorrido incerta. Ho bevuto troppo.
L’uomo si siede sul divano
“Posso?”
E’ un bel tipo, occhi castani, riccioli scuri, alto e ha un sorriso niente male…Sta di nuovo parlando, devo concentrarmi.
“Lei non lavora per Padmington&Clark” Mi dice, avvicinandosi per farsi sentire, forse pensa sia sorda.
“No, no…” Confermo io
“E’avvocato presso un altro studio?”
“No, io non sono un avvocato…lavoro nel marketing…hem…alla Global”
Beh, più o meno.
“Ah, così lei è una creativa” Esclama “Meglio così, gli avvocati sono talmente noios…i” Sorride
“Già! Così noiosi…” Annuisco con vigore e lui ride di nuovo. E’ proprio carino.
“Viene spesso da Ivy? Non mi sembra di averla mai vista…me ne ricorderei. E comunque il posto non è molto frequentato dai giovani…” Cos’è questo, un complimento o una presa in giro? Mi sta dicendo che sono giovane e bella o che sono una ragazzina?
Ragazzina: il modo in cui l’ha detto Jar ancora mi risuona nelle orecchie e mi fa infuriare.
“Non ci vengo mai in questo posto!” Rispondo un po’ aspra “Non mi piace affatto!”
“Ah mi dispiace…” Fa una faccia delusa e io mi sento una maleducata, magari l’ho offeso, magari lui in questo posto ci viene tutti i venerdì sera e rimorchia le ragazze imbronciate con quella sua aria affascinante…Dovrei darmi un contegno ma i due cocktail si fanno sentire.
“Beh, non è che proprio non mi piaccia, è che preferisco andare in posti meno…esclusivi” L’ultima parola la sussurro appena.
“Meno cosa?”
“SNOB!” Grido all’altezza del suo orecchio.
Mi fissa e scoppiamo a ridere.
“Le andrebbe di bere qualcosa?”
“Veramente non dovrei, ho già preso due cocktail e non reggo bene i superalcolici…”
“Nemmeno io amo i superalcolici” Sembra sorpreso ma mi strizza l’occhio “Accetterebbe di bere qualcosa, se riuscissi a trovare due bicchieri di vino per noi?” Sorrido e lui sembra prendere il sorriso per un “sì” perché si alza e sparisce.
Mentre aspetto mi guardo intorno: qui c’è un mucchio di gente sofisticata…ma perché non mi sono messa la gonna di Mark Jacobs con lo spacco…Sento qualcuno sfiorarmi il gomito e mi volto per prendere il mio bicchiere di vino.
“Non sono vestita in maniera appropriata!” Esclamo. Sono pazza? Cosa ho detto?!
“Ma che dici, Trish, a chi credi che importi come sei vestita? E poi stai un amore, questa è la gonna di Goulda che abbiamo preso insieme?” E’ Zoe e c’è anche Rebecca.
Annuisco delusa, il mio paladino mi ha mollato da sola.
“Stiamo andando, Will si è sganciato, finalmente” Zoe mi tira per farmi alzare.
Ci incamminiamo verso l’uscita e Will ci viene incontro sorridendo. Mi porge il cappotto e aiuta Zoe a rinfilarsi il suo. Mentre mi abbottono sento una voce alle spalle: “Se il vino bianco non andava bene, bastava che lo dicesse.” Mi volto e il mio misterioso compagno di divano è lì davanti con in mano due calici appannati.
“Andava via senza nemmeno salutarmi?” Mi porge un bicchiere “Almeno un brindisi?”
“No, mi scusi è che sono con questi amici e stanno andando via…” Prendo il bicchiere, è ghiacciato.
“Allora, ad Ivy!” Sorride.
Sorrido anch’io e bevo un sorso.
“Trish…Oh, Colin, buonasera, non pensavo venissi…”
“Si, alla fine sono passato, in fondo è stata una vittoria importante per lo studio. Stavo per l’appunto facendo conoscenza con la tua graziosa amica, William.”
“Certo, non vi conoscete! Trisha Holden, lui è Colin Padmington dello studio Padmington&Clark. Trisha è una cara amica di Zoe…”
“Beh, è stato un vero privilegio parlare con lei, Miss Holden” E dicendo questo, si china a farmi, ommioddio, un baciamano!
Per poco non svengo mentre cerco un vassoio cu cui appoggiare il bicchiere.
“Spero che avremo modo di replicare” Sorride. “Buonanotte.”
“Sì, beh, grazie per il vino. Buonanotte” Giro sui tacchi e infilo la porta.
Grazie per il vino?! Sono veramente una paleolitica, penso mentre monto in macchina con Rebecca che mi fa da navigatore mentre Will mi scorta a casa.
“Hai fatto colpo, Trish…” Ridacchia Becky.
“Ma per favore! Quei due drink che mi hai fatto bere mi stanno uccidendo” Sbotto e non dico più una parola fin sotto casa.
Ho una strana sensazione, stasera.
Mi strucco alla velocità della luce e vado a letto. Se sapessi che il mio senso di colpa mi lascerebbe sopravvivere, eviterei volentieri di perdere 5 minuti a struccarmi.
Per un po’, non riesco a dormire, nonostante il sonno e l’alcol: ho caldo, mi sento oppressa e ho anche un po’ di nausea. Oddio, mi sembra di sentir parlare Barbara.
Rimugino sugli eventi della serata: mi dispiace per Jar, domani preparo un dolce, così facciamo pace. Questo pensiero mi tranquillizza un po’ e, finalmente, dopo essermi alzata due volte per bere e per aprire la finestra, cado in un sonno profondo.

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