A belly full of wine - Romanzo

giovedì 17 marzo 2011

Into the light of a dark black night

Continua a piovere, il vento gelato spazza le strade, impietoso e incurante del calendario. Insomma, la primavera dov’è? Ci sono periodi dell’anno istituzionalmente più sfigati di altri. Io per esempio vivo da sempre lo spauracchio dell’accoppiata gennaio/febbraio: il cuore dell’inverno, le giornate buie, la pioggia in motorino, nessuna festa a consolarti. Poi, un po’di tempo fa, qualcuno mi ha detto “no, macchè, è peggio marzo, in fondo gennaio inizia tardi e febbraio finisce presto, sono mesi corti. Marzo invece, non passa mai…”.
Nel mio immaginario intossicato da anni di serial americani, associavo marzo alla primavera, alle giornate che si allungano, che diventano più tiepide, ai giacconi messi via, alle gemme sugli alberi, ai tavolini all’aperto dei bar, alle passeggiate a pranzo che puoi scendere senza sciarpa tanto non serve. Per questo ci rimango un po’ male ogni mattina, quando apro la finestra e vedo il cielo grigio topo, con qualche nuvola decisamente di troppo. E infatti è inverno. Inutile alleggerirsi, illudersi, fare piani: è ancora inverno, non ci piove. O meglio, ci piove e pure troppo.
A casa siamo ancora tutti raffreddati, Mister P. non ha ancora allentato con l’ossessione per l’aerosol e per i lavaggi del naso, lo Shōgun ancora smocciola generosamente e alterna 3 giorni al nido e 3 a casa, io sono ancora insaccata nel piumone da motorino e non oso entrare a provare qualcuno di quei vestitini a fiori che occhieggiano dalle vetrine.
In Giappone, sta iniziando il periodo forse più bello dell’anno, quello dei ciliegi in fiore (i sakura) ma altre nubi, non di sola pioggia, allontanano la primavera nipponica. Mi chiedo come cambierà la geografia politica il terremoto dello scorso 11 marzo. Mi chiedo come ne uscirà il paese da cui mi sono sempre sentita tanto attratta. Quando ho iniziato questo blog, davvero non mi aspettavo che sarebbe arrivato un evento così grave a sconvolgere la realtà del luogo la cui ispirazione avrebbe, almeno in teoria, dovuto pervaderne l’atmosfera. La verità è che la tragedia accaduta rende impossibile esplorare i dettagli della cultura giapponese senza risultare di cattivo gusto, inappropriata. La verità è che quello che è capitato è così disgraziatamente reale da impedirmi, in questo momento, di trattare qualsiasi argomento anche solo minimamente di ispirazione nipponica in maniera leggera. E quindi, siccome non sono capace di riflessioni più adatte e profonde, mi sento del tutto incapace di gestire la questione. In fondo, davanti alla tragedia umana di tante migliaia di persone e al disastro naturale che si ha investito il Paese e che costituisce un monito, se non una vera minaccia, per il mondo intero, ci si sente in imbarazzo anche solo a chiedersi quando saremo di nuovo in grado di volare fino a lì, in vacanza. Ecco, in questo momento percepisco quanto sia meschino anche formularlo un pensiero così. Non sono in grado di affrontare un tema come questo, devo riconoscerlo. Mi auguro che passi, prego perché passi non so come tradurlo in pensieri adatti, per questo mi scuso ma continuo a deviare le mie riflessioni su altro, su argomenti decisamente più frivoli.


È sorprendente vedere quante persone siano su internet nel pomeriggio di un giorno di festa. Se non avessi creato un blog, mai e poi mai mi sarebbe venuto in mente di connettermi, approfittando dello svenimento pomeridiano dello Shōgun. Immaginando che qualcuno tra voi navigatori si ritrovi per caso a leggere della mia pochezza, vorrei sollevare un quesito: che posizione prende un uomo qualunque di fronte alle immagini di distruzione e di dolore quando, come me, le associa ai ricordi di vacanze passate o ai progetti di viaggi futuri messi temporaneamente in stand by. Siamo tutti inadeguati? Mi sfugge qualcosa? Che dite?

 

3 commenti:

  1. rifletti su questo spunto del mio oroscopo dell'ubriacone (Internazionale) che trovo in questo momento molto calzante:
    Il mitologo Michael Meade dice che per sua natura ogni anima umana è geniale, nobile e ferita. Sono d’accordo con lui. I cinici che esagerano sul fatto che siamo tutti un disastro, ignorando la nostra bellezza, sono ir...realistici così come i più ingenui ottimisti. Ma poiché hanno un’influenza sproporzionata sullo spirito del tempo, i cinici ci rendono più difficile valutare i nostri problemi da una prospettiva saggia ed equilibrata. Molti di noi si sentono menomati dall’apparente incurabilità delle nostre ferite, mentre altri, ribellandosi a questa maledizione, sottovalutano quanto sono feriti. Il tuo compito nelle prossime settimane, Toro, è di valutare realisticamente le tue ferite.
    Kaiseki, quali sono le tue ferite? REALISTICAMENTE...

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  2. …inadeguati ma egocentrici.. noi occidentali.
    Invece la vera ispirazione, secondo me, sta nella forza e nella dignità che questo popolo ha sempre mostrato.. ed ora, soprattutto, mostra al mondo, che lo osserva basito.

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  3. Dalle ammiccanti farneticazioni di Michael Meade il kaiseki si è disintossicato tempo fa. La domanda non era retorica, nè filosofica: lo schema è il seguente, scelgo un tema per il blog, la settimana dopo il tema - come dire - mi implode in mano. Sono scorretta se lo conservo, pur non disponendo degli strumenti necessari a trattarlo adeguatamente, ora che si è trasformato in un oggetto complesso e delicato, sprofondando nel dolore di una tragedia reale?
    E' come aver creato un sito sul free climbing intitolandolo alle twin towers il 10 settembre...

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